La mattina inizia in solitudine lungo la strada che dal Rif. Auronzo va al Rif. Locatelli. Freddo cane (2°C). Vento. Tempo s-t-u-p-e-n-d-o!!!!
L’appuntamento con gli altri che salgono dalla val Fiscalina è per mezzogiorno circa al Locatelli, sotto le Tre cime di Lavaredo. Mi fa pensare che nell’epoca dei cellulari, finalmente ci siamo dovuti sganciare dalla tecnologia e darci come una volta un appuntamento: non c’è campo.
Valuto per un buoni 10 minuti se completare il giro delle Tre cime passando sotto il ghiaione allungando o andare diretto al rifugio. Poi penso che ha nevicato due giorni fa e che le temperature potrebbero provocare qualche distacco, e sono da solo, meglio lasciarle alla prossima volta.
Vado su tranquillo e senza fretta, sono in anticipo. Arrivo al rifugio Lavaredo e un elicottero giallo mi sorvola rapido bloccandosi appena sotto la Cima grande. Sono gli “angeli” del Soccorso alpino, l’elicottero studia la situazione in alto, scarica col verricello on tecnico, torna indietro ed atterra lasciando a terra i sanitari. Sembra brutto da dire ma è impossibile non guardare la spettacolarità delle manovre del mezzo. Riparte rapidissimo, aggancia tecnico e ferito in alto (a spanne sembrano 30 m di cavo minimo) e mentre rientra affianco al rifugio recupera tutto il cavo e i due all’interno della carlinga. Rimango inebetito a guardare.
Mi decido a ripartire e scavallo la forcella, in vista rifugio Locatelli. Una bomba di vento mi da uno schiaffo solenne mentre mi rintano nella giacca.
Al rifugio aspetto gli altri, il tempo passa, poi arrivano i primi! E’ sempre una emozione trovarsi in questi posti dove il cellulare non prende, anche se sono solo poche ore che ci siamo separati, quando vedi i primi sorrisi sei finalmente tranquillo che il cammino è stato buono e tutto è andato bene. Il tempo di una birra e siamo di nuovo insieme. Manca solo un altro gruppo, ma sarà per il pomeriggio.
Doveroso riposo di un’oretta per gli altri che hanno sulle gambe 1000 m di dislivello e poi in 4 partiamo per la Torre di Toblin, un pinnacolo dietro il rifugio, ex osservatorio durante la guerra.
L’avvicinamento è tranquillo e arriviamo allo strappo iniziale. Come al solito è tosto e ha un paio di passaggi semplici di arrampicata (II). La ferrata procede soprattutto su scalette, dalle posizioni decisamente assurde, strapiombanti a volte, abbastanza esposte. Quasi tutti i cambi dei moschettoni ci costringono a posizioni kamasutriche.”Sarà contenta Giorgia quando torni!”- “Ti farò sapere appena la vedo cosa ne pensa!”, scherziamo salendo sopo il primo tratto in cui effettivamente abbiamo avuto tutti un pizzico di insicurezza. Ci siamo disabituati all’esposizione.
Qualche volta ti sorprende, devi andare in spaccata di brutto, oppure giri uno spigolo e ti trovi su una scaletta nel vuoto, ma poi alla fine vai su!
Saliamo su un camino con scale che consentono foto bizzarre da sotto e da sopra a tutti e quattro.
E alla fine la cima della Torre di Toblin (2600 e rotti). Spettacolo con vista Tre cime. Perfino il cuore si allarga secondo me.
L’unico punto in cui il cellulare prende, avvertiamo che siamo in cima e che tutto va bene. Inevitabile dall’alto capo del telefono il “ma dove cazzo eri finito??”.
Il dialogo standard più o meno è questo:
Morosa: “Ma dove cazzo eri finito??!! Dovevi farti vivo 3 ore fa!!”
Moroso: “Scusa ma qui non prende! Siamo in cima, tutto bene!”
Morosa: “Ahn ok meno male! Adesso andate al rifugio?”
Moroso: “Eh no adesso dobbiamo scendere”
Morosa: “Ma siete tanto in alto?”
Moroso: “Eh un po’…”
Morosa: “Va bene quando siete al rifugio fammi sapere!”
Moroso: “Eh no non prende ci sentiamo domani..ma forse riesco”
Morosa: *********(censura)
Buono, si rientra, 200 m di cavi più o meno in discesa, facili. Qualche passaggio con pioli che cadono alla giusta altezza per evirare i malcapitati. Poi smettono i cavi e io e Zamba rallentiamo, siamo più insicuri, la discesa è su roccette scoscese in mezza arampicata facile. Alpinistico facile insomma. Facciamo anche una digressione in una galleria.
Totale circa 2.30 ore (alla faccia di vieferrate.it che dava in tutto 1:30 h circa).
Alla fine rientriamo al Locatelli contentissimi e con fame famelica ci avviciniamo alla cassa e chiediamo (alle 15.30) qualcosa da mangiare, non un piatto caldo ovviamente, ma una fetta di torta o un panino…”no la cucina è chiusa”, perchè il pane lo cucini al momento??…mentre cominciavo già a pensare di sfondare il bancone a colpi di scarpone arriva magicamente un mega vassoio con torta alla ricotta alta come la Torre di Toblin e l’animo si placa immediatamente.
Aspettiamo l’arrivo degli ultimi della giornata scrutando il sentiero in lontananda come dal nido di un aquila.
“Quello li che fa le foto fuori sentiero mi pare Paolo” “Dici?” “Si dai è lui!” “Quella è la Eve?” “No” “Si!” “Si hai ragione sono loro!”
Arriva anche il 7° Corso base CAI Padova, e incontriamo volentieri, oltre che i corsisti, gli amici che non vediamo da un po’!
E’ veramente stupendo essere li tutti insieme. Aspetto un’oretta e poi mi incammino anche io per la mia strada del ritorno.
Mi giro cinque o sei volte a guardare verso il rifugio e la cima di Sesto dove il corso è affollato sulla cima, provo a mandare un segnale con lo specchio, chissà se mi han visto.
Il vento tira teso e comincia di nuovo a fare freddo, ma verso le 17 la montagna assume un momento di stasi irreale.
Arrivo alla forcella, l’ultimo momento di visibilità di dove sono partito. Non tornerei più a casa.
Ciao ragazzi, io vado.
Un altra mezzora e sono all’Auronzo in macchina. Finalmente basta vento!
Avverto tutti che sono arrivato. Si torna.
Total climbing: 622 m
Total time: 09:12:38