Sul monte Nevoso in val Aurina, pochi giorni fa, il 12/03/16 alle ore 11.15 si è abbattuta una valanga su tre gruppi di sci alpinisti (15 persone in totale), uccidendone 6, tra cui molti esperti, che stavano salendo alla cima (3358 m). E’ stata dichiarata una delle tragedie della montagna invernale più gravi degli ultimi tempi.
Le guide locali e il soccorso alpino hanno dichiarato che il rischio era basso e che, di fatto, si è trattato di una cosiddetta “tragica fatalità”.
Visti i recenti articoli pubblicati sul metodo delle riduzioni 3×3 di Munter, ho creduto interessante fare una analisi a posteriori di questa tragedia. La valutazione non vuole assolutamente essere esaustiva e tantomeno critica verso nessuna delle parti purtroppo coinvolte, ma può essere utile per validare il metodo proposto da Werner Munter e per imparare a tutti dalle esperienze negative (l’analisi ex post è una procedura tipica di un analisi di risk management). Non ritengo di essere un esperto di valanghe, ne tantomeno di scialpinismo e montagna invernale, pertanto quanto esposto dovrà essere preso con le dovute cautele, più con un approccio accademico che pratico. Semplicemente ho cercato di rispondere alla domanda: “se avessi organizzato la salita scialpinistica al Monte Nevoso il 12/03/16, utilizzando il metodo 3×3 di Munter, mi sarei accorto del pericolo in anticipo e avrei rimandato?”
Simuliamo ora di essere alla serata del 11/03/16, il bollettino neve dava questa previsione:
Probabilmente avrei consultato alcune relazioni online e la carta. Trovando anche le immagini della zona di salita e dell’itinerario:
Giornata ideale, grado di pericolo basso, itinerario molto noto, forte preparazione personale (un 3358 in invernale non è mai una baggianata! E quell’itinerario è considerato difficile). In tutta sincerità anche io, che la zona non la conosco, così su due piedi mettendomi nei panni dei salitori avrei valutato di andare senza problemi.
Vediamo cosa dice il metodo di Munter con una elaborazione di dettaglio:
- Grado di pericolo valanghe 2: Rp=4
- Esposizione del versante: Nord (sono nei versanti considerati pericolosi quindi Fr=1)
- Numero di persone (15 alpinisti in 3 gruppi, mediamente 5 persone a gruppo, quindi gruppo numeroso), possono essersi verificati due scenari, che i gruppi e i singoli alpinisti abbiano rispettato le distanze di sicurezza (Fr=2) oppure che non lo abbiano fatto (Fr=1)
Vediamo ora le pendenze del versante su cui si è svolta l’escursione (originate dal DTM 5m fornito dall’Alto Adige):
Ora vediamo le mappe di Rischio residuo Rr sulla zona dell’itinerario con un ingrandimento della zona più rischiosa (circa a quota 3000 m):
Si vede che tutto l’itinerario si svolge correttamente in entrambi i casi su zone con Rischio residuo accettabile (<1), tranne che per una piccola zona di circa 200 m sotto la cima dove comunque si ha una zona dove il rischio è più elevato. Forse in quella zona si sono avvicinati tra loro oppure hanno tolto gli sci e hanno aumentato un pizzico il grado di rischio, chi può saperlo, ma tanto è bastato all’innesco della valanga.
Il pendio dove il rischio aumenta risulta questo, vediamo il confronto tra situazione reale e mappa ottenuta dall’elaborazione:
Devo dire che, senza addentrarsi in elaborazioni puramente accademiche come queste, sarebbe stato impossibile prevedere una cosa di questo tipo. Sembra però che il metodo, se portato all’estremo, come in questo caso, sia comunque in grado di analizzare la zona di pericolo. Si tratta di una zona veramente esigua comunque, tanto esigua da essere considerata quasi trascurabile, una aberrazione relativa ai dati di pendenza del modello (che resta pur sempre una approssimazione della realtà).
Tornando al piano della realtà pratica, dai dati in possesso a chi è salito quella mattina era praticamente impossibile arrivare alla conclusione che l’itinerario era sconsigliabile quel giorno. Anche il metodo infatti accetta, purtroppo, un rischio residuo, anche se molto basso, come tutte le attività umane e in questo caso quel rischio possiamo chiamarlo tragica fatalità.
Alla domanda “se avessi organizzato la salita scialpinistica al Monte Nevoso il 12/03/16, mi sarei accorto del pericolo in anticipo e avrei rimandato?” purtroppo devo rispondere con onestà: “No, non avrei rimandato”.