Prendi una domenica di piena primavera. Prendi un rifugio dove, per puro caso, non sei mai riuscito a passare. Prendi che è vicino e che è in montagna. Prendi che c’è la possibilità di musica…Perfect!
Peccato che in realtà a cima Grappa il 28 aprile è sostanzialmente pieno inverno, con tanto di spazzaneve in circolo! Poco male, in una atmosfera abbastanza calda e tranquilla siamo riusciti a gustarci una giornata con atmosfera speciale (e un po’alcolica).
Giorgio Gobbo presentava il suo nuovo disco “Nettare dell’estate”, che povero sembra un po’una beffa il nome, ma lo prendiamo come un augurio per la stagione estiva. La musica, il vino e la neve che cade fuori ci fanno chiacchierare con il rifugista dell’Alpe Madre, e i pochi stoici arrivati contribuiscono a creare l’atmosfera speciale di una grande accoglienza.
Questa situazione mi ricorda un incontro di molti molti anni fa, almeno 15, ero al rif. Vicenza sul Sassolungo, alle 21 il generatore si spegneva e una comitiva di ragazzi, al lume di candela, con le grappe del rifugista, suonavano una chitarra nella sala comune. Un momento intimo che difficilmente ho sentito di nuovo.
Due parole le merita anche il rifugio: finalmente alle pareti non ci sono fotografie di guerra e di alpini! Non che non sia giusto, ma non se ne può più di solo quello! La montagna è questo, ma anche altro e su questo dialogo conosciamo Dario, che gestisce l’Alpe…capiamo subito che non è una persona comune. Dario, prima che Giorgio inizi, ci fa volare lontano con le sue storie di Nepal, di Uganda e di esperienze in giro per il mondo. Si vede che ama quello che fa, e che non potrebbe essere altrimenti per lui.
Poi Giorgio comincia a suonare, la chitarra, il vinello e la neve fuori coprono le sensazioni e i tanti problemi che ognuno di noi affronta tutti i giorni. Mi raccolgo a pensare di non rientrare a fine concerto. Di stare li e capire cosa fare da grande.
Per una volta mi godo la montagna senza metterci la fatica.
Usciamo nella neve e vedo il sorriso di Giorgia, quanta strada insieme fino a qui, quanta volontà e quanto cuore. Vedo la sua mente sgombra.
Una nota di demerito all’ Albergo Ristorante San Giovanni, che, in una situazione di relativa difficoltà con neve, non ci ha consentito la sosta nel loro parcheggio, ovviamente vuoto dagli avventori. Mi spiace metterla giù dura, ognuno è libero di fare quello che vuole, ma non credo sia questo il modo di trattare dei potenziali clienti, e in generale persone in difficoltà in ambiente montano, in un giorno in cui comunque non avrebbe avuto incassi.